Organizzazione Sanitaria - n.1 - Gen-Mar - 2009

01. In questo numero



Parole Chiave:

     Il 33esimo anno di vita di Organizzazione Sanitaria si apre all’insegna di un programma editoriale volto ad accrescere le potenzialità della Rivista, quale strumento di studi e di informazione sui sistemi sanitari.
     Il nostro obiettivo è di dare maggiore organicità all’azione di divulgazione degli studi e dei contributi prodotti non solo dagli specialisti della materia a livello accademico, ma anche dai molti operatori - in particolare medici e infermieri - che approfondiscono la conoscenza e la valutazione dei nuovi assetti regionali in tema di organizzazione e gestione dell’assistenza sanitaria o traggono, dal loro quotidiano impegno professionale, spunti di ricerca sanitaria, formulando proposte innovative meritevoli di attenzione al fine di migliorare la qualità delle prestazioni rese ai singoli e alla collettività.
     A tale scopo, l’organigramma della Rivista viene modificato anzitutto per quanto concerne la Direzione scientifica, che, già da quest’anno, sarà articolata in tre aree tematiche - dei livelli essenziali di assistenza, della sanità pubblica, dell’economia sanitaria e dell’health technology assessment - affidate, rispettivamente, a Isabella Mastrobuono, a Nicola Nante e ad Americo Cicchetti, la cui attività sarà coordinata da Elio Guzzanti, il quale, nella posizione di Editor in chief, continuerà ad offrire alla Rivista il suo prezioso contributo di esperienza, di cultura e di saggezza.
     Viene del pari completamente riordinato il Comitato scientifico, al quale è assegnato il compito della revisione dei contributi che pervengono alla redazione, anche nella prospettiva della indicizzazione del periodico.

     Questo primo fascicolo dell’annata 2009 reca due studi che è parso opportuno proporre insieme, in quanto riguardano aspetti cruciali del processo in corso per la riconfigurazione del nostro welfare sanitario.
     Ci riferiamo, in particolare, ai problemi posti dall’esigenza di individuare, da una parte, il modello ottimale sul quale costruire la rete di assistenza ospedaliera, altamente specialistica e tecnologica, da riservare alla cura delle patologie in fase acuta e, dall’altra, le condizioni e le modalità per realizzare a livello del territorio - con il necessario concorso dei medici di base convenzionati, tante volte prefigurato anche dagli accordi contrattuali che li riguardano, ma finora scarsamente o per nulla attuato - la rete di strutture intermedie, di ambulatori specialistici distrettuali e di interventi assistenziali, soprattutto domiciliari, destinati a garantire la continuità dell’assistenza nella fase post-acuzie e della riabilitazione, ad affrontare la cronicizzazione delle forme cronico-degenerative, a dare assistenza ai malati in fase terminale e così via.
     Certamente, gli articoli che pubblichiamo offrono contributi meritevoli di attenzione ai fini della ricerca delle soluzioni più idonee per queste complesse e articolate problematiche. Essi, infatti, tengono conto dei bisogni assistenziali indotti, anzitutto, dall’invecchiamento della popolazione e dal conseguente incremento delle patologie cronico-degenerative, della crescente incidenza dell’alta tecnologia (dagli altissimi costi) nella cura delle malattie, dell’esigenza, in definitiva, di porre le basi di un sistema realmente ispirato ai principi di efficienza dei servizi, di appropriatezza delle prestazioni e di razionale impiego delle risorse disponibili; quei principi enunciati, invero, da oltre quindici anni nei ripetuti tentativi di riordino legislativo del sistema, ma rimasti largamente inattuati in gran parte delle regioni italiane, come le cronache quotidiane si incaricano di dimostrare riferendo di situazioni e di episodi che vanno al di là delle più pessimistiche previsioni, a conferma che il “federalismo sanitario” nostrano è privo di un sistema condiviso di regole e di controlli, ossia di un governo federale capace di impedire che l’autonomia regionale si traduca in disparità di trattamento tra i cittadini con l’applicazione non uniforme dei livelli essenziali di assistenza.
     È doveroso segnalare che entrambi i lavori sono stati prodotti nell’ambito delle attività formative del Laboratorio di Programmazione e Organizzazione dei Servizi sanitari, operante presso l’Università degli Studi di Siena sotto la responsabilità del Prof. Nicola Nante.
     (...)

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